Una spinta gentile

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Il termine “nudge” in inglese indica un gesto di incoraggiamento, una spinta gentile come a dire “dai tocca a te, ce la puoi fare!”, un gesto, un suggerimento, concreto e non, per ricordare qualcosa a qualcuno o per invitarlo a compiere una scelta o un’azione senza obbligarlo o imporgliela.
Sul concetto di nudge è nata la “Nudge Theory”, in italiano “Teoria della spinta gentile”, la quale spiega come certe scelte e comportamenti possano essere incoraggiati attraverso un rinforzo positivo e aiuti indiretti molto meglio che attraverso l’imposizione; in questo modo si spinge gentilmente un individuo verso un comportamento senza che le altre strade vengano esplicitamente escluse, senza che quella persona si senta limitata nella sua libertà.
Nei processi decisionali la nostra parte riflessiva interviene poco, tendiamo fin da piccoli a scegliere di pancia e di conseguenza possiamo compiere errori di valutazione. Per aiutare le persone a prendere decisioni migliori – per la salute, l’alimentazione, la scuola – a volte serve un piccolo aiuto, una “spinta gentile” appunto.
La “Nudge Theory" risulta molto utile anche per i genitori che, per primi, hanno la responsabilità di organizzare il contesto entro il quale i bambini e i ragazzi compiano le loro decisioni: “Devo proprio fare il controllo dal dentista?” “Posso saltare la scuola?”. Adottare un modello educativo indulgente e poco invadente, che non blocchi le scelte, non le impedisca né le renda eccessivamente onerose, potrebbe essere molto funzionale.
E’ ciò che Richard Thaler (2008) definisce come “paternalismo libertario”: essere libertari significa lasciare liberi i propri figli di decidere nel modo in cui ritengono opportuno, allo stesso tempo, essere paternalisti, significa facilitare le scelte più funzionali al miglioramento delle loro condizioni di vita.
Predisporre un sistema di scatole per riporre i giocattoli e trasformare il momento del riordino in un’attività ludica (es. giocare a fare canestro con i lego nella scatola) è nudging, gridare “rimetti a posto i tuoi giochi” no
Predisporre un ambiente di studio funzionale per i propri figli (es. una scrivania ampia, una sedia comoda e una buona illuminazione per fare i compiti) è nudging, utilizzare il tavolo della cucina con la tele accesa e il fratellino che gioca no
Proporre al proprio figlio di iniziare a fare qualcosa insieme quando lui si oppone nel farla è nudging, obbligarlo con le minacce no
Proporre una scelta tra più opzioni al tuo bambino quando vorrebbe indossare i suoi abiti preferiti anche se non consoni alle condizioni climatiche è nudging, obbligarlo ad indossare quello che si ha in mente no
Chiedere “Sei sicuro che quanto hai studiato basti per l’interrogazione di domani?” al proprio figlio quando vorrebbe uscire senza aver finito è nudging, impedirgli di uscire e obbligarlo a continuare no
Nel mondo veloce in cui viviamo, siamo inevitabilmente portati a prestare molta attenzione alla prestazione e al raggiungimento di obiettivi e di conseguenza rimane poco spazio per atteggiamenti caratterizzati da riflessione e gentilezza, anche quando si tratta dei propri figli. Non bisogna sentirsi in colpa per questo, riuscire a notare quando un nostro comportamento potrebbe essere modificato e quando un’imposizione potrebbe essere trasformata in un suggerimento o aiuto verso la scelta migliore è già una cosa molto utile.
Se è vero che sul breve periodo obbligare il proprio figlio a fare qualcosa permette di ottenere rapidamente il risultato sperato e risparmiare tempo sul lungo termine, invece, si rallenta lo sviluppo della consapevolezza che deriva da una maggiore libertà e da uno stile educativo improntato sulla riflessione invece che sull’imposizione.
Si consiglia la lettura del libro “Nudge- La spinta gentile” di H.Thaler e Cass R. Sunstein.
Dott.ssa Federica Vigorito Associazione Psicologi del VCO

Fonte:
https://www.stateofmind.it/2019/12/nudging-influenza-decisioni/