Tergicristallo si innamorò di una Foglia caduta da un tiglio che si era appoggiata tra le sue braccia di plastica e gomma.
Proprio lui, che spazzava via tutto, perfino l’aria, l’aria sporca della città quando si voleva appiccicare al vetro e quella trasparente dei giorni di vento, la polvere dei secondi interminabili e il fiato degli uccelli. Fiero e flessuoso quando si inclinava a destra e a sinistra e per i casi più difficili chiamava i suoi tre amici più cari: Acqua, Sapone al ciclamino e Liquido, il più forte di tutti, che era capace di sciogliere gli asterischi del gelo. Il cristallo di Tergicristallo divenne famoso in tutti parcheggi perché abbagliava perfino più del ghiaccio al sole!
Ma quella Foglia...Quando precipitò era primavera, aveva la pelle tenera e lo sguardo curioso e profumato, appena acceso da marzo.
“Perché sei caduta, piccola?”, gli domandò con uno strano cigolio Tergicristallo, fermandosi un attimo prima di spazzarla via. Mentre Romeo il Tassista imprecava in mezzo a una nuvola di traffico perché Foglia si era piazzata proprio davanti ai suoi occhi, Tergicristallo la nascose con un rapido colpo in alto, dove non avrebbe dato fastidio allo sguardo del guidatore.
“Il mio albero si è ammalato all’improvviso - rispose lei - e i suoi rami hanno ceduto. Ho provato ad attaccarmi con tutte le mie forze ma sono crollata”.
Il mattino dopo, la voce sottile di Foglia svegliò Tergicristallo quando il taxi dormiva, ancora parcheggiato. “Perché spazzi via sempre tutto? Così non ti resta mai niente e tutti i giorni sono uguali”. Lui non ribatté ma per farla continuare a vivere lontana dal suo albero chiese ad Acqua di nutrirla un po’. Poi si mise a riflettere. Aveva sempre avuto una visione chiara di tutto e ora quella fogliolina si era piazzata lì, ostinata in mezzo alle sue certezze, una macchia tenera e bellissima con le vene azzurrine. “E’ il mio lavoro spazzare, tutto passa veloce in città”. “Non ti affezioni mai a niente?”, insisteva lei. “A niente”, proclamò Tergicristallo ma per la prima volta sentì delle dune sotto di sé, come se all’improvviso dovesse spazzare via un deserto con grandi gobbe di sabbia.
Chiese a Sapone al Ciclamino se poteva profumare un po’ l’aria per rendere Foglia allegra come in un parco, ma senza toccarla con le sue bolle. E poi, successe che Tergicristallo per l’emozione allargò le braccia che si ammorbidirono e aprirono in una specie di cerchio. Quando arrivò, Romeo lo trovò così e si mise a imprecare perché con Tegicristallo in quella condizioni e la pioggia quel giorno non sarebbe riuscito a guidare...
Tergicristallo e Foglia passarano una giornata intera insieme, l’ultima della vita veloce della fogliolina che fece in tempo però a insegnare al suo amico a tenere le cose più importanti. A braccia aperte, lui la cullò al ticchettio gentile della pioggia che sapeva di gelsomino sul vetro mentre Liquido scioglieva gli ultimi asterischi di gelo nel suo cuore. E quando venne la prima stella della sera, la affidò al Vento. Tutto passava, pensò quando le disse addio, ma Foglia, a differenza di tutto, era passata per rimanere per sempre.
Racconto di Manuela D'Alessandro