Riempire le distanze (di Elisa Vincenzi)

Mi piace iniziare gli articoli con un gioco. È una gara di velocità! Siete pronti? Vediamo chi è il più rapido a dire che cos'è una distanza. Se non lo sapete, potete chiedere aiuto a un adulto o cercare la parola su un vocabolario. Fatto?
Io, per essere sicura di dare la risposta giusta, sono andata a leggere sul dizionario e ho trovato questa definizione: la distanza è la lunghezza del tratto di linea retta che congiunge due punti o, più genericamente, è la lunghezza del percorso fra due luoghi, due oggetti o due persone (per verificare potete controllare sul sito www.treccani.it).

La cosa che mi colpisce di questa definizione è che pur avendo sempre pensato alla distanza come a qualcosa che ci tiene lontani da qualcuno o qualcosa, in queste parole trovo un nuovo spunto di riflessione. Si parla infatti di una lunghezza che congiunge, cioè che unisce, e di un percorso fra cose o persone.
Questo significa che la distanza può essere vista come qualcosa che ci dice quanto spazio c'è fra di noi, ma ci dice anche che possiamo riempire questo spazio. In che modo?

Al giorno d'oggi sembra infatti molto difficile riempire le distanze, perché stiamo attraversando un periodo particolare, in cui bisogna evitare il contatto fisico, a meno che non si tratti dei nostri familiari più stretti.
Molte lezioni si svolgono online; in qualsiasi tipo di fila facciamo, ci viene chiesto di stare lontani tra noi; se si entra in un negozio non possiamo essere più di un certo numero di persone... Quindi, come si fa?

Vi racconto una breve storia. C'è una nipote, che ogni anno a Natale, è solita portare un regalo alla nonna, che vive in un'altra città. Nel dicembre appena passato è stato impossibile andarla a trovare, e così la nipote si è messa d'accordo con una negoziante del posto, che ha consegnato il dono a casa della nonna. Quando si sono sentite al telefono la nonna ha detto: “anche se non ci possiamo vedere, in questo modo è come se tu fossi qui”. In quel momento hanno capito che la loro distanza era stata riempita. La nipote di questa storia sono io, e vi posso assicurare che nell'istante in cui mia nonna ha detto quelle parole, ho davvero sentito che si stavano azzerando tutti i chilometri che ci separano.

Anche se non possiamo toccarci fisicamente, possiamo riempire le distanze attraverso i sentimenti e le emozioni, e questo ci fa sentire più vicini e più uniti.
Avete presente quello che è successo un po' a tutti noi durante i primi giorni di scuola? Il distacco dai genitori non è stato semplice, ma l'amore che ci lega a loro, e il pensiero che dopo poche ore li avremmo rivisti, ci ha aiutati a sopportare la lontananza.
Oppure quando sentiamo la mancanza di qualcuno, guardiamo le fotografie in cui eravamo insieme o tiriamo fuori da un cassetto un oggetto che ci ricorda quella persona. Anche in questo caso si tratta di provare un sentimento che ci aiuta ad affrontare il distacco.

Esistono quindi diversi modi per colmare, o almeno accorciare, le distanze.
Uno di questi è fare una telefonata. Vanno molto bene i messaggi, ma a volte, sentire la voce dell'altra persona è ancora meglio.
Poi... sorridere. Quando sorridiamo mostriamo apertura e accoglienza verso l'altro. È vero, con le mascherine nascondiamo la bocca, ma avete mai fatto caso che anche gli occhi possono sorridere?
Compiere gesti di solidarietà. Per esempio aiutare qualche compagno in difficoltà a fare i compiti. Anche se ci si vede online, l'importante è fare qualcosa insieme.
Mantenere vivo l'interesse e la motivazione. Quando siamo felici di fare e di imparare qualcosa, ci sentiamo bene e ci sembra di essere più vicini al resto del gruppo.

Questi sono solo alcuni consigli. Forse voi che leggete ne avete altri. Oppure ne possiamo pensare alcuni nuovi.
Non è sempre facile riuscire a riempire le distanze, perché ci sono e ci saranno situazioni in cui avremo più difficoltà che in altre, ma credo davvero che valga la pena provare.

Vi abbraccio... a distanza.
Elisa Vincenzi

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