La signora Latte e Miele e la gara di torte

C’era sempre tanta polvere sulle mensole alte dove la signora Latte e Miele nascondeva il barattolo dei biscotti. Ogni volta che ne voleva uno le toccava arrampicarsi sulla sedia e mettersi in punta di piedi. Era una donna piccola e minuta, nessuno avrebbe creduto che mangiasse ogni dolce della sua bottega. Il suo pasto preferito era la colazione, le piaceva così tanto che ne faceva tre al giorno. Quella mattina, dopo aver mangiato una brioche alla marmellata e una fetta di crostata, le era venuta voglia di biscotti. Aveva appena infilato la mano nel barattolo quando... «Etciù!» la polvere le volò sul naso, e quello starnuto la fece quasi cadere sul banco delle torte alle sue spalle. Pensò che sarebbe stato proprio un bel pasticcio e si aggrappò allo schienale della sedia. Era riuscita ad afferrare un biscotto con le gocce di cioccolato, ma... «Etciù!». La sedia oscillò più forte e la signora Latte e Miele perse l’equilibrio cadendo all’indietro, ma non sentì alcun rumore e non c’era la minima traccia di panna schizzata sulle pareti.

«Quel biscotto dev’essere davvero buono» commentò qualcuno alle sue spalle. Solo allora la signora Latte e Miele si accorse di essere caduta tra le braccia del lattaio che aveva consegnato proprio al momento giusto quella mattina. «Puoi scommetterci!» esclamò la signora Latte e Miele. «Se non li nascondessi finirebbero in uno schiocco di dita» aggiunse facendo l’occhiolino. E per ringraziarlo gli porse un muffin ai mirtilli appena sfornato.

Dopo di lui, venne il turno della fruttivendola, poi del parrucchiere e infine della sarta. Ma nessuno di loro doveva acquistare torte o biscotti, erano lì per la signora Latte e Miele che quella mattina aveva bisogno di fragoline per preparare la confettura; di una spuntatina ai capelli e di un vestito nuovo. Non era una donna come le altre, non metteva mai piede fuori dalla sua bottega. Sicuramente vi starete chiedendo come faceva a ritornare a casa, semplice: le bastava salire una scala a chiocciola per ritrovarsi nella camera da letto. Aveva trasformato la mansarda nella sua casa da un giorno all’altro e nessuno sapeva il perché.

Giravano voci che avesse paura degli spazi affolati, mentre altri dicevano che avesse litigato con la sorella e che non volesse più rivederla, per questo non affacciava neanche il naso fuori dalla finestra. Ma non era sola, ad aiutarla ci pensava Toby, il suo assistente migliore. Nonostante avesse solo sette anni e serviva i clienti con la bocca sporca di cioccolata, in piedi su uno sgabello, sapeva preparare dei buonissimi pancakes. Quella mattina, però, era stranamente in ritardo.

La signora Latte e Miele non riusciva a farcire i bignè mentre la sarta le riempiva il vestito di spilli. Stava finendo di accorciarle l’abito, quando la campanella appesa alla porta suonò all’improvviso e la fece spaventare. Per sbaglio la sarta punse la gamba della signora Latte e Miele che lanciò in aria il vassoio dei bignè, e prima che potessero alzare lo sguardo si ritrovarono coperte di crema pasticcera. Toby si affacciò in cucina con la stessa fretta con cui era entrato nella bottega: «È arrivato finalmente!» disse pieno di gioia.

La signora Latte e Miele si leccò la crema dalla faccia: «Forse ci vuole ancora un po’ di zucchero» disse ripulendosi il vestito. «Che cosa è arrivato?» Toby le passò una manciata di tovaglioli e poi con un enorme sorriso disse: «Il nostro invito per la gara di dolci» e con un salto si mise in piedi sullo sgabello. «Vinceremo il primo premio!» La sarta ridacchiò sotto i baffi mentre il viso della signora Latte e Miele si faceva sempre più pallido. «Ma… Io non...» balbettò stringendosi nelle spalle. «Chi venderà i dolci?» fu tutto quello che riuscì a dire. «La gara è lunedì e la bottega sarà chiusa come tutti i lunedì!» spiegò svelto Toby. «Dobbiamo pensare al...» ma la signora Latte e Miele non lo fece finire. «Lunedì avevo già preso un impegno, dolcezza» cinguettò avvicinandosi al calendario. «Ecco, è segnato proprio qui!» e indicò un punto qualsiasi. Poi staccò il calendario dal muro e lo fece sparire dentro un cassetto. Gli angoli della bocca di Toby si piegarono verso il basso e l’invito che stringeva tra le mani finì sul pavimento sporco di crema.

La signora Latte e Miele arricciò le sopracciglia e portò le mani al petto fingendo di essere dispiaciuta. Voleva davvero bene a Toby, era un bambino dolce come il caramello e tenero come un budino. Era l’unico a sopportarla nelle giornate storte ed era stato lui a inventare la​ galleria dei pasticci. Si trovava nel corridoio tra la cucina e l’ingresso della bottega: sulle pareti c’erano cornici di forme diverse appese qua e là, e i capolavori ritratti all’interno non erano altro che torte spiaccicate contro il muro. Ogni volta che una torta non si gonfiava abbastanza o i bordi di una crostata si bruciavano, la signora Latte e Miele e Toby non si disperavano, ma ne approfittavano per riempire con un altro capolavoro la galleria.

Era davvero l’assistente migliore che le poteva capitare, per questo, quella mattina, la signora Latte e Miele non era felice di indossare un abito nuovo vedendo Toby imbronciato dietro al bancone. Prese una sfogliatina del buonumore e salì sulla scala a chiocciola fino alla sua camera da letto. Seduta sulla sedia girevole pensava che le sarebbe venuta un’idea geniale e si diede una bella spinta dopo aver addentato la sfogliatina. La signora Latte e Miele girava su se stessa sempre più veloce e i capelli le finirono davanti agli occhi. Non si accorse che la tenda si stava intorcigliando alla sedia e dopo aver compiuto l’ennesimo giro, si ritrovò sommersa da un lungo telo azzurro a righe bianche. Sbuffò e borbottò mentre cercava di liberarsi, e con la tenda ancora avvolta sulla testa e la marmellata della sfogliatina sulle labbra si accorse di sembrare quasi un’altra signora guardandosi allo specchio. «Ma che bella idea!» disse parlando al suo riflesso. «Non ci avrei mai pensato.» Con un sorrisetto celato scese le scale e ritornò in cucina. Gli inviti per la gara erano ancora sul pavimento e la signora Latte e Miele li appese sulla bacheca ripulendoli dalla crema.

Il giorno della gara di dolci arrivò prima che le tende nella sua camera da letto fossero state appese di nuovo. Vedendole per terra, sgualcite e impolverate, la signora Latte e Miele pensò che dopo tutto quel tempo rimaste chiuse in una stanza era arrivato il momento di farle uscire di casa. Se le avvolse intorno alla testa fino a farle ricadere lungo i piedi come un grande abito e dopo essersi specchiata si fece i complimenti da sola. Passò anche dal banco delle sfogliatine del buonumore e se ne mangiò una per sporcarsi per bene le labbra e finalmente uscì dalla sua bottega.

Era da troppo tempo che non metteva piede per strada e quasi non si ricordava se i marciapiedi erano fatti per le persone o per le auto. Cercò di comportarsi normalmente per non attirare l’attenzione su di sé, ma non c’era passante che non guardasse il suo turbante di tende. Arrivò alla gara alle cinque e tre quarti e per giunta con il fiatone, si era dimenticata quanto fosse faticoso camminare per la città. Non appena vide Toby seduto in un angolo con un’espressione un po’ abbattuta in volto le ritonò il buonumore, pensava a quanto l’avrebbe fatto felice dicendogli che avrebbero partecipato anche loro. «Allaccia il grembiule, dolcezza!» esordì con uno dei suoi sorrisi migliori. Toby alzò lo sguardo verso di lei, ma non sembrava contento. «Ormai è troppo tardi» sospirò. «Mancano solo pochi minuti alla fine della gara. Non riusciremo mai a preparare un dolce in così poco tempo»

L’espressione della signora Latte e Miele si fece più agguerrita: «C’è sempre tempo per preparare un buon dolce!» esclamò gonfiando il petto. A Toby scappò un sorriso e infilò il grembiule da cucina non facendo troppo caso ai coniglietti ricamati sopra. La loro postazione si riempì in un attimo di ciotole accatastate, cucchiai sporchi e nuvole di farina e, senza sapere come, riuscirono a cucinare appena in tempo una torta al cioccolato a sette strati. Anche i giudici rimasero a bocca aperta quando la videro, e alzando i cucchiai si avvicinarono pronti ad assaggiarla prima di tutte le altre torte. Ma proprio in quel momento la signora Latte e Miele si accorse che alla gara di dolci c’era proprio la persona che temeva di incontrare: sua sorella. Per l’imbarazzo si voltò di spalle sperando di non essere riconosciuta e non si accorse di aver dato uno spintone alla torta che strato dopo strato stava scivolando per terra. Toby cercò di bloccarla da un lato mantenendola con le mani, ma non ce l’avrebbe mai fatta da solo.

Per fortuna, qualcuno arrivò in suo aiuto. Era una bambina alta quanto una forchetta e parlava con una vocina acuta. «Non preoccuparti!» esclamò saltando sulla testa di Toby. «Ho tutto quello che ci serve» aggiunse, e sistemò uno dopo l’altro una fila di biscotti al cacao che diventarono una base solida per quella torta ballerina. La torta era salva e Toby tirò un sospiro di sollievo. Si voltò per ringraziare quella bambina in miniatura, ma era già scappata per infilarsi in una teiera custodita da un gatto dal pelo arruffato. «Questa torta è la più buona mai assaggiata!» commentarono i giudici.

La signora Latte e Miele non riusciva a resistere quando le veniva fatto un complimento, e voltandosi verso i giudici cinguettò: «Ma graaazie!» Sentendo quella voce, sua sorella si irrigidì e guardò accigliata il turbante e quello strano vestito. «Conosco solo una persona che oserebbe vestirsi così» sbraitò, e puntandole un dito raggrinzito aggiunse: «Latte e Miele la ​smielata !» «Porridge la​ pappetta!» la rimbeccò a sua volta la sorella e si lanciarono uno sguardo di sfida. «E il vincitore è...» dissero i giudici all’unisono, mentre le due signore sembravano sul punto di fiondarsi una sull’altra. «La torta al cioccola...» ma prima che potessero finire la frase, la signora Latte e Miele e sua sorella, la signora Porridge, si lanciarono una verso l’altra cadendo sulla torta al cioccolato che finì spiaccicata per terra. Le due sorelle mollarono la presa e guardarono il disastro appena compiuto.

La signora Latte e Miele si voltò verso Toby sperando di non vederlo in lacrime. Intanto i giudici passarono oltre e ripresero il loro discorso «Vince la gara, la crostata alle pesche!» annunciarono con entusiasmo. Seguì un applauso fragoroso alla coppia vincente e presto tutti gli altri concorrenti si dimenticarono della torta al cioccolato caduta lì per terra. La signora Porridge raccolse la sua teiera e il gatto spelacchiato la seguì, aveva i capelli più spettinati del solito ma non sembrava che le interessasse. Stava per andarsene quando vide che sua sorella era vicino a Toby e cercava in tutti i modi di farsi perdonare. Non riuscì ad andare oltre e si ricordò che nella torta al cioccolato c’erano anche i biscotti al cacao che aveva preparato Tea. Anche se in quel momento dormiva nella teiera, le sarebbe dispiaciuto sapere che erano finiti tutti per terra, così tornò indietro.

«Mi dispiace tanto» disse con un’espressione dispiaciuta in volto. La signora Latte e Miele sbattè più volte le ciglia non credendo alle sue orecchie. Era più sorpresa che sua sorella si fosse scusata che di non vedere lacrime sul volto di Toby. «Dispiace anche a me, dolcezza» ammise infine la signora Latte e Miele chinando il capo. Toby spostò gli occhi da una sorella all’altra, ma non sembrava affatto dispiaciuto. «Potete aiutarmi?» chiese infine. «Certo!» risposero le sorelle all’unisono. «Ne prepariamo subito un’altra nella mia bottega» aggiunse la signora Latte e Miele. «Non voglio un’altra torta» disse in fretta Toby. «Questa va bene». Le due sorelle si scambiarono uno sguardo, pensavano che si stesse prendendo gioco di loro. «È un disastro stupendo! Vorrei metterla nella ​galleria dei pasticci» spiegò guardando quello che restava della torta.
La signora Porridge aveva ancora lo sguardo corrugato, continuava a non capire, ma alla signora Latte e Miele fu tutto chiaro. «Forse un modo c’è!» disse facendo un sorrisetto, e poi sparì lanciando all’aria le tende che la ricoprivano.

Il giorno seguente, quando la bottega dei dolci riaprì, Toby arrivò puntuale all’ora del tè, ed era affamato di dolci. «Mangiamo prima le ciambelle o i waffle?» chiese affacciandosi alla scala pensando che la signora Latte e Miele fosse nella sua camera. «Non vorresti una fetta di torta al cioccolato?» lo colse di sorpresa una vocetta acuta alle sue spalle. Era la bambina della teiera che gli faceva segno di andare verso la cucina. Toby rimase a bocca aperta, voleva fare mille domande a quella bambina in miniatura, ma si limitò ad attraversare il corridoio. «Voilà!» fece la signora Latte e Miele sfoggiando un nuovo capolavoro nella​galleria dei pasticci.

Toby spalancò gli occhi incredulo. La sua torta al cioccolato, perfettamente spiaccicata, era diventata un dipinto e faceva parte di quella parete. «Se provi ad annusare sentirai l’odore del cacao» ridacchiò entusiaste la signora Latte e Miele. «È un’idea di Tea, ma lo abbiamo dipinto noi per te, dolcezza» aggiunse arrossendo. Toby era così contento che avrebbe potuto cucinare montagne di torte al cioccolato per tutta la giornata, ma si limitò a ringraziare e a sedersi al tavolino della bottega dove lo aspettavano una bambina in miniatura, un gatto dall’aspetto malaticcio e due signore di una certa età che mai nessuno avrebbe creduto che fossero sorelle. Eppure, in quella bottega, le persone bizzarre intorno al tavolino colmo di dolcetti ricordavano proprio una famiglia felice.

Autrice: Jasmine Mottola

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