La maglietta macchiata

La maglietta macchiata, fiaba di Luisa Staffieri

Era mercoledì.

Alessandro camminava per raggiungere la biblioteca. Ci andava almeno due volte a settimana: il mercoledì lo accompagnava il nonno; il venerdì la mamma.

Camminavano fianco a fianco, il nonno e Alessandro. Ognuno dei due si guardava intorno e trovava spunto per fare domande o dare risposte: il volo degli uccelli, l'ombra dei tigli, il sole del pomeriggio. Ogni cosa trovava un suo perché, scientifico o fantascientifico, nelle fantasiose risposte di entrambi.

Arrivati alla meta, Alessandro trascinava il nonno nella biblioteca dei ragazzi.

Il nonno fingeva di offendersi:

- Ale, non credi che a questo punto le nostre strade dovrebbero dividersi? Non sono mica più un ragazzino, io! - e i due baffetti color di nuvola, come li chiamava il bambino, fremevano nel tentativo di dissimulare una risata.

- Certo, nonno! Un po' stagionato, ma sempre un ragazzino! - rispondeva il nipotino.

Tutti e due bighellonavano un po' tra gli scaffali, cercavano, curiosavano fino al momento in cui concordavano sulla scelta (quasi sempre quella di Alessandro) e poi si sedevano su un divanetto e leggevano a voce alta ognuno per l'altro, se in sala non c'era nessun altro.

Di fianco alla biblioteca c'era un negozio di articoli sportivi, per adulti e bambini.

Spesso, all'uscita, Alessandro si fermava a guardare la vetrina.

Un manichino più o meno della sua taglia indossava un paio di bermuda a piccole righe bianche e blu e una maglietta blu scuro con un sottile profilo bianco intorno allo scollo.

Un giorno, uno dei tanti, nel passare davanti alla vetrina del negozio, il bambino si accorse che gli abiti indossati dal manichino non erano più gli stessi.

Un veloce moto di tristezza velò appena i suoi occhi, ma non sfuggì al nonno, il quale invece sorrise di nascosto.

La settimana successiva, quando il nonno andò a prenderlo, aveva una busta con sé e chiese al nipote se poteva metterla nel suo zainetto:

- Sai com'è, rischio di scordarla da qualche parte! - disse il nonno strizzandogli l'occhio.

Al ritorno a casa, Alessandro, nell'aprire lo zaino per tirarne fuori i libri che aveva preso in prestito, si accorse del pacchetto del nonno e si affrettò a telefonargli:

- Nonno, hai avuto proprio ragione a pensare che avresti lasciato il tuo pacchetto da qualche parte, infatti è rimasto nel mio zaino!

- Ah - rispose il nonno - ma è proprio il posto giusto in cui doveva trovarsi: è un regalino per te.

- Per me?!?

- Be', visto che sono al telefono, aprilo e dimmi se ti piace.

Il bambino, con le guance arrossate dalla curiosità, strappò la busta e le sue mani tirarono fuori dall'involucro le bermuda e la maglietta che aveva guardato tutti i giorni, passando davanti alla vetrina.

- Nonno, nonnooooo - strillò al telefono - sono bellissimi, ma come hai fatto a capire che mi piacevano?

- Sai, Ale, a volte è solo necessario osservare con attenzione: si possono scoprire un sacco di segreti.

Alessandro era impaziente di mostrare alla mamma il regalo del nonno.

Il venerdì, al momento di scendere per la consueta visita alla biblioteca, la mamma avvisò il bambino che, al ritorno, sarebbero passati al supermercato.

Quel giorno Alessandro era particolarmente contento, perché aveva potuto indossare gli abiti che gli piacevano tanto e perché in biblioteca erano finalmente rientrati due dei suoi libri del cuore Nel paese dei mostri selvaggi e Federico.

Ormai leggeva libri corposi, più difficili, ma quei due che erano stati tra i primi che aveva letto da solo, occupavano uno spazio privilegiato nel suo cuore e, di tanto in tanto, sentiva il bisogno di portarli a casa con sé e rileggerli. Anche la bibliotecaria lo sapeva e, quando lui li consegnava perché li annotasse al prestito, immancabilmente gli sorrideva e diceva:

- È il giorno delle coccole, Alessandro? - e gli faceva l'occhiolino.

Lo conosceva da quando era piccolissimo e mai mai una volta che non gli avesse consigliato un libro bellissimo. Alessandro pensava a lei quasi come a una persona di famiglia.

Con la mamma, come era stato programmato, si fermò al supermercato.

Nel momento in cui arrivarono alla cassa, davanti a loro, in fila, c'erano due persone con un carrello talmente pieno, che bottiglie e flaconi in cima ballonzolavano ogni volta che il carrello veniva spostato in avanti.

Quando finalmente stava per incanalarsi nella corsia, un urto lo fece sbattere contro uno spigolo e alcuni dei pericolanti flaconi caddero: uno addirittura esplose, seminando dovunque il suo contenuto. Immediatamente arrivarono due operatori del supermercato che provvidero a ripulire il pavimento imbrattato.

Al ritorno a casa, la mamma e Alessandro si diressero nelle rispettive stanze per cambiarsi e fu allora che la mamma sentì un urlo:

- Noooooo!

Si precipitò nella stanza del bambino allarmatissima. Lo trovò in lacrime con la maglietta stretta tra le mani.

- Cosa c'è, Ale, cos'è successo?

- Guarda, mamma, guarda - disse il bambino scosso dai singhiozzi - guarda la mia maglietta!

Così dicendo la porse alla mamma: sul davanti, proprio al centro, c'era una macchia bianca.

- Ma come... - stava per dire la mamma - … ah, sì, penso di sapere com'è successo. Quando al supermercato è esploso quel flacone, qualche schizzo, senza che ce ne accorgessimo, è arrivato anche sulla tua maglia e ha mangiato il colore.

- E ora? - domandò il bambino dispiaciuto.

- Temo che non si possa fare molto - rispose la mamma, anche lei amareggiata di non poter far nulla per il figlio.

Alessandro era così mortificato per la fine della sua adorata maglietta nuova che non aveva avuto neppure voglia di telefonare al nonno per raccontarglielo, come faceva per tutto ciò che gli accadeva e nemmeno aveva voluto parlare con lui quando la mamma l'aveva chiamato: sapeva che il nonno avrebbe subito compreso che qualcosa non andava e lui non aveva voglia di spiegarglielo in quel momento. Glielo avrebbe raccontato il mercoledì.

Quando quel mercoledì, il ragazzino gli riferì cos'era successo, il nonno cercò delle parole che potessero in qualche modo alleviare la pena del bambino, ma non gli riuscì di risollevargli il morale.

Anche la mamma ripensava all'incidente e sapeva bene, conoscendo suo figlio, che se anche avesse avuto la possibilità di trovare un'altra maglia uguale a quella, non sarebbe comunque stata la stessa per Alessandro.

Ripensò a tutte le cose alle quali era legato e alle poche volte che aveva tentato di sostituirle, una volta usurate: non c'era mai stato verso. Gli oggetti, per lui, erano cimeli, ognuno un pezzo di storia.

Improvvisamente le venne un'idea che forse poteva salvare la situazione… forse. Velocemente si procurò quello che le serviva: un pezzo di cartone, pennelli e un flacone di... candeggina!

Stese la maglia di Alessandro sul tavolo, ci infilò dentro il cartone per proteggere il retro. In un piccolo recipiente versò un po' di candeggina e via via, intingendovi i pennelli, operò la magia.

Quando ebbe finito si allontanò per contemplare il risultato: sulla parte davanti della maglietta in negativo faceva mostra di sé un meraviglioso scorcio di mare in burrasca, illuminato da una enorme luna nata dalla originaria macchia.

Lasciò che si asciugasse e poi la mise sulla sedia in camera di Alessandro: era curiosa di vedere la faccia di suo figlio!

Il suono del citofono la distrasse. Era suo padre che aveva riaccompagnato il bambino, ma non poteva fermarsi perché aveva un impegno.

Alessandro entrò ancora abbastanza mogio, salutò e andò subito in camera.

La mamma lo sentì tornare indietro di corsa: stringeva tra le mani la maglietta ma aveva un'aria strana: senza fiatare, guardava la maglia e poi la mamma, non riusciva a darsi una spiegazione.

Finalmente gli tornò la voce:

- Ma come hai fatto, mamma? - sbottò d'un fiato.

- Sai, Ale? Guardavo i tuoi occhi tristi senza poter fare nulla per cambiare quello che era accaduto. Sapevo anche che, se pure ti avessi proposto di comprarti una maglietta identica a quella, tu non l'avresti accettata. Così, mio malgrado, continuavo a pensare a una soluzione. Improvvisamente mi sono detta, perché non partire dal difetto e farne una ricchezza?

- È bellissima mamma, per tanti motivi: perché me l'ha regalata il nonno, perché pensavo di non poterla più usare, perché c'è il mio adorato mare e perché tu, mammina mia, hai fatto questo per me.

- Sai a quale conclusione sono arrivata, Alessandro? Come direbbe mio padre bisogna saper osservare con attenzione. Tutti noi ci siamo concentrati solo su quella macchia. L'abbiamo guardata e abbiamo deciso che quella minuscola macchia rappresentava un difetto enorme: rendeva la maglietta una cosa inutile, inservibile. Se non ci fosse stata quella delusione nei tuoi occhi, io non avrei neanche pensato a guardare oltre. Non avrei nemmeno immaginato quale grande ricchezza si celasse dietro quel difetto. Ha proprio ragione il nonno, Ale, dobbiamo imparare a osservare con attenzione e...

- ... a guardare oltre, mamma.

Categoria: