Jane Goodall. L'amica degli scimpanzé
Jane Goodall è una sorridente signora londinese dai lunghi capelli bianchi. Da piccina, quando aveva solo due anni, ricevette in regalo dai genitori uno scimpanzé di peluche più grande di lei. Le piacque moltissimo e lo chiamò Jubilee, facendone il compagno preferito dei suoi giochi. Quando gli amici di famiglia le chiedevano perché non giocasse con le bambole invece che con quella bestia di pezza, Jane li guardava stupita: nessuna bambola poteva essere più simpatica di Jubilee. Lo sapeva anche la mamma!
In verità, tutti gli animali piacevano alla piccola Jane, anche quelli della fattoria, che aveva potuto conoscere dal vero. La mamma, allora, pensò di regalarle dei libri in cui fossero presenti gli animali, fra i non molti disponibili a quel tempo (Jane era nata nel 1934). Tra questi c'era "Tarzan delle scimmie". Proprio la storia di Tarzan fece nascere nella ragazzina il desiderio di partire per l'Africa e di poter incontrare i suoi amati animali nel loro ambiente.
Il desiderio si avverò molti anni dopo, quando un'amica la invitò a trascorrere le vacanze in Kenia. Dopo qualche settimana, Jane venne a sapere che c'era uno scienziato, Louis Leakey, che studiava il comportamento di alcuni animali. Si mise in contatto con lui e ottenne un incarico, prima come segretaria, poi come osservatrice dei comportamenti delle grandi scimmie nel Gombe Stream National Park in Tanzania. Jane, che trascorreva le sue giornate a studiare il comportamento degli scimpanzé, scoprì che essi erano dotati di personalità individuali diverse e ben definite e che erano in grado di utilizzare degli strumenti come bastoncini e sassi, principalmente per procurarsi del cibo. La sua ricerca, alla quale si unirono diverse persone fra le quali anche la sua mamma, durò molti anni, durante i quali Jane, unica umana, fu ben accetta nel branco degli scimpanzé, a ciascuno dei quali aveva dato un nome. Quando riferì le sue scoperte ai professori dell'Università di Cambridge, li trovò un poco diffidenti e dubbiosi. I professori trovarono molto stravagante il fatto che Jane avesse "battezzato" ciascuno degli scimpanzé che studiava, anziché attribuire a ogni animale un semplice numero, come usava fra i ricercatori. Ma loro non avevano vissuto accanto agli scimpanzé per tanti anni come lei e non sapevano che ciascuna di quelle simpatiche scimmie era dotata di una personalità ben precisa!
Anche adesso che è una vecchia signora Jane continua a difendere i diritti degli scimpanzé in ogni parte del mondo, dato che la loro vita è minacciata da tanti fattori: deforestazione, cuccioli catturati e venduti come mascotte o perfino come carne commestibile. Per questo, nel Centro di riabilitazione di Tchimpounga, da lei fondato, vengono messi in salvo e curati gli scimpanzé in difficoltà. Jane ha narrato la sua esperienza in molti libri, sia per adulti che per bambini, e il suo lavoro è stato raccontato da numerosi documentari. Una sua statua in bronzo è presente fra le "Statues for Equality", progetto realizzato a New York per valorizzare le personalità femminili dopo la constatazione che solo il 3% circa dei monumenti pubblici realizzati nella grande mela è dedicato alle donne.
Eleonora Bellini
Foto prese dal web