Artista con la A maiuscola, Tiziana scrive di sé: “Sono nata in una casa di mare, un giorno di fine autunno all’ora del tè…” Non ci è dato sapere di quale anno perché lei è così, una ragazza senza tempo, uscita da una tavolozza di colori che profumano di mare.
Perché mare e colori sono tanto importanti per te, Tiziana?
Innanzitutto ciao Echino! E bentrovati ai tuoi lettori.
Come giustamente riportavi tu, sono nata nella casa di mare di un paese interamente circondato dal mare. La mia terra (Monte Argentario) era un’isola sai, tanti tanti anni fa. Poi il tempo l’ha unita alla terraferma tramite due strisce di sabbia chiamate tomboli, ma negli abitanti del mio paese rimane forte la sensazione di essere isolani. Gente di mare venuta dal mare è la definizione che ci diamo. E il mare è il primo elemento che io ricordi: l’odore pungente delle alghe, gli scogli che pungono sotto i piedi nudi, la barca del mio babbo con cui uscivamo per lunghe escursioni, nuotare in decine di modi diversi, fare il morto a galla, immergersi ad occhi aperti e rimanere più tempo possibile in quel mondo azzurro liquido. Il mare era la prima cosa che vedevo al mattino, l’ultima che vedevo la sera. E anche la mia notte era cullata e scandita dai suoi suoni: i motori delle barche da pesca che uscivano, il tintinnio delle sartìe che sbattevano nel vento, la risacca sul molo. Si può certamente dire che il blu è stato il mio primo colore, in tutte le sue declinazioni: dall’acquamarina, al turchese, al blu profondo e cupo di quando ti sei spinto molto al largo e ti prende una vertigine di piacevole paura.
E’ stato così un fatto normale, immediato, naturale che il mare diventasse uno degli elementi più importanti dei miei dipinti.
Leggo sul tuo blog The T time “dipingo perché quella volta avevo visto i girasoli…” Quando hai cominciato a dipingere e quando hai capito che poteva diventare la tua professione?
Sì, la storia dei girasoli è vera. Non la ricordo proprio bene, ero molto piccola, ma mi è stata raccontata tante di quelle volte che posso riviverla nella mia mente fin nei più piccoli particolari. Era l’inizio dell’estate e rientravo a casa con la mia mamma. In Maremma, in quel periodo dell’anno, i campi di girasoli sono nel pieno della fioritura e probabilmente ne avevamo attraversati tanti. Fatto sta che una volta arrivate a casa chiesi un foglio bianco, una matita gialla e una verde, e, seduta al tavolo di cucina, iniziai a disegnarli. Da quel primissimo disegno, fatto quando ancora non sapevo neanche scrivere, sono passati molti anni per arrivare al momento in cui ho deciso che quello sarebbe stato il mio lavoro. Anche se intimamente lo avevo sempre sentito, e da che mi ricordi mi rivedo intenta a disegnare, ritagliare, incollare, avevo forse avuto paura nel prendere la vera decisione definitiva. Ho cercato di fare altri lavori, più seri – mi si diceva – più sicuri. Ma tutti i meravigliosi colori del mondo continuavano – per fortuna – incessantemente a chiamarmi, finché – finalmente – li ho ascoltati e ho risposto: va bene, eccomi, arrivo! Da allora non ci siamo più lasciati
Ninablu e La strada di Miro sono due dei tuoi libri in cui compari anche come autrice. Scrivere e dipingere, cosa preferisci fare? Dove ti senti più a tuo agio, o felice, tra i colori o tra le parole?
Sai che non saprei scegliere? Posso dirti però questo: sempre io dipingo come se scrivessi una storia e scrivo come se dipingessi un quadro. Non c’è differenza tra le due azioni, che possono a volte convivere, come è successo per Ninablu scritto e illustrato da me, o essere separate, come per La strada di Miro scritto da me ma illustrato da un altro illustratore, o per i libri scritti da altri che ho illustrato io.
Dipingere è un dono della natura o serve anche una formazione “scolastica”?
Sicuramente si parte da un dono, da uno speciale talento, che possiamo riconoscere come un richiamo costante, una voglia forte e imperativa di fare sempre e solo quella cosa. Altrettanto sicuramente una formazione scolastica è assolutamente necessaria. Come anche i più grandi scrittori hanno dovuto imparare a leggere, e in seguito leggere moltissimi libri, e a scrivere, scrivendo tantissimi (e a volte un po’ noiosi, vero? ) temi, così il pittore, l’illustratore, dovranno esercitarsi tantissimo nell’osservazione e nel disegno, nell’imparare le forme delle cose e tutte le tecniche per rappresentarle.
Quali consigli ti sentiresti di dare ad un/a ragazzo/a che volesse diventare un artista?
Di non fare come me, che per molto tempo ho avuto paura di questa scelta, ma di seguire da subito la sua inclinazione, con coraggio e determinazione. Poi consiglio di osservare tantissimo, con grande attenzione e concentrazione, qualsiasi cosa: la caratteristiche uniche di un volto umano, l’eleganza di un gatto, la luce unica di un tramonto, gli orli delle colline in lontananza, la forma di un albero, le particolarità di un fiore, i tanti blu del mare, la forma cangiante delle nuvole... E poi copiare, copiare, copiare: copiando minuziosamente i dipinti che più amiamo, è come se li dipingessimo nuovamente assieme agli artisti che li hanno creati. Allo stesso modo, copiando un fiore o un oggetto, ne impariamo, piano piano, le forme (che sono poi cerchio, triangolo, quadrato, rettangolo, le classiche forme geometriche che stanno alla base di tutto), ne impariamo i vuoti, i pieni, i colori.
Guardare con attenzione e copiare sono le prime due importantissime azioni che apriranno, con pazienza, costanza e amore, la strada al proprio stile personale.
Il tuo libro preferito tra quelli scritti da te e tra quelli di altri autori.
Amo sia Miro che Nina… anche se, sperando che Miro non si offenda (ma lui è un signore gentile, come dici tu Echino, e non lo farà), rimane Ninablu il libro preferito tra i due scritti da me. Perché Nina è il mio alter ego, la bambina che sono stata e che (da qualche parte di me) sono ancora. Ugualmente li amo tutti, i libri che ho illustrato, anche se… Bea di “Sono nata figlia unica” scritto da Luisa Staffieri, Quisquilia Benassi di “Quisquilia” scritto da Carla Rimondi, Sara e Giorgia di “Ali di libellula” scritto da Luisa Staffieri, rimangono nel mio cuore per essere quattro bambine buffe e incantevoli come ogni bambina è.
Quali progetti hai per il futuro?
Sempre troppi per giornate di sole ventiquattro ore! Tra questi, c’è una certa bambina - fissata col blu - che vive su un’isola che pretende che io continui a raccontare la sua storia. L’avrà come al solito vinta?
Grazie!
Grazie a te Echino! E’ stato un piacere