Intervista ad Annamaria Piccione, prolifica scrittrice

Carta d'identità

Nome e cognome:

Annamaria Piccione (sin da piccola ero fiera di avere un cognome con le ali… forse anche per questo sono diventata una scrittrice per ragazzi: per volare con la fantasia!)

Età:

56, nessuna vergogna a dirlo, ma tanta soddisfazione! Ogni anno, mese, giorno, momento in più sono ricordi in più che arricchiscono il mio bagaglio di esperienze, più o meno belle, ma tutte “mie”.

Provenienza:

Siracusa, ma anche Palermo: Sicilia, il mio triangolo benedetto! Essere siciliana è la seconda cosa di me che preferisco. La prima… la dico dopo!

Che bambina eri da piccola?

Allegra, socievole, terrore di chi volesse impormi qualcosa senza spiegazioni (cosa che odio anche adesso). Ero l’ultima di quattro fratelli e cugini, ma tutti mi riconoscevano la capacità di creare storie. Inventai la prima a quattro anni: “Il cane Gippo” e, anche se nessuno mi crede, la musicai. Il ritornello “Il cane Gippo che cantava e ballava, cantava e ballava con me!” è stato cantato per anni dai miei cari e tutti lo ricordano ancora: canzone regina della hit parade familiare!

Ruolo nel mondo editoriale:

Scrivo per bambini, bambine, ragazze e ragazzi, ma ho anche una minuscola casa editrice per i miei testi teatrali che porto in scena con una compagnia fondata da me e un’amica regista: IGattiMattI. La cosa che mi preme di più del mio mestiere è trasmettere agli altri la passione per la parola: scritta, letta, cantata, recitata. Le parole possono ferire, se usate male, ma possono anche guarire, consolare, diffondere bellezza e gioia di vivere.

Da quanti anni ne fai parte?

Da più di trenta. Iniziai come editor, per delle case editrici siciliane minuscole, dunque correggevo i libri degli altri (a volte li riscrivevo di sana pianta). Poi però mi sentii pronta a proporre qualcosa di mio. Ed eccomi qua, con circa cento pubblicazioni che stupiscono anche me. Forse soprattutto me!

Qual è il tuo contributo?

Andare su e giù per le scuole siciliane e italiane parlando di libri. Tentando di trasmettere che la gioia di vivere è inscindibile da quella di leggere, almeno per me! Non so se sia un contributo utile, però io ci provo. E se non si prova, non si riesce. Un’altra cosa che non mi dispiace di me è che non mi arrendo di fronte alle difficoltà, diciamo però che è la terza. Qual è la prima? I gatti. Vivo circondata da gatti, mio faro guida, fonte inesauribile di ispirazione e risate a crepapelle.

Ami il tuo lavoro?

Se non lo amassi, smetterei subito. Non si può scrivere senza passione. Soprattutto per i ragazzi che si accorgono subito se chi hanno davanti sia un bluff. Amare ciò che si fa è il segreto della scrittura, ma vale per qualsiasi mestiere. Fa la differenza tra un’insegnante e una “brava” insegnante, un medico e un “bravo” medico, una scienziata, un parrucchiere, una cantante e chiunque non considera il proprio lavoro una semplice fonte di sostentamento, ma una ragione di vita. 

Lo consiglieresti ad altri?

Sì, se per loro scrivere è un divertimento. Non importa se è anche fatica e necessita di sacrifici: se qualcosa ti piace sei disposto a farli. 

Perché?

Perché è divertente, ti permette di incontrare belle persone di tutte le età, favorisce il confronto con gli altri ma soprattutto con te stesso. Ogni volta che creo un personaggio, anche cattivissimo, devo fare i conti con la sua mente, i pensieri, le contraddizioni. E per farlo devo, per prima cosa, fare i conti con me, con la mia mente, pensieri, contraddizioni. È una ricerca quotidiana, non sempre facile ma sicuramente costruttiva.

Consigli pratici e filosofici per chi vorrebbe farne parte:

Leggere leggere leggere leggere e leggere. Non si diventa scrittori se prima non si è lettori forti, anzi fortissimi, anzi di più.

Dove ti si può trovare in rete?

Su facebook. Da anni prometto di creare un blog, ma rimando sempre al giorno successivo.

Sei disponibile agli incontri?

Fa parte della mia vita incontrare i miei lettori in giro per l’Italia: è uno degli aspetti belli e irrinunciabili di questo mestiere.

Come ti si può contattare?

Facebook è la via più veloce, però nella mia città tutti sanno dove abito. Quindi spesso urlano il mio nome sotto il balcone sul mare! Anche durante il lockdown in molti passavano a salutarmi da lontano (la mia casa sul lungomare è di passaggio per uscire dal centro città). Forse per questo non mi sono mai sentita sola: ogni giorno gustavo dall’alto i sorrisi degli amici. E mi sentivo molto fortunata.

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