Il passaggio segreto

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Era una giornata uggiosa, ero sul divano e osservavo dalla finestra il temporale, le strade bagnate, gli schizzi d’acqua che rendevano ogni cosa più triste, come se il cielo sapesse qualcosa che ancora io non sapevo; finché non ricevetti una chiamata anonima.
Risposi e… forse era meglio non farlo, una voce cupa mi disse: ”Tu non mi conosci… ma io ti osservo da molto tempo, e da molto tempo aspetto, ma ora è il momento.” La chiamata si interruppe e sotto al mio palazzo arrivarono due suv neri, carichi di gente armata ed incappucciata.

Stranamente anche se quelle persone erano ancora al piano terra, sentivo passi pesanti salire dal piano di sotto, anche se quel piano era inaccessibile. Ero disorientato e non capivo niente.
Ho iniziato a sentire spari di fucili d’assalto con silenziatori, poco udibili provenire dagli altri appartamenti, io mi rifugiai nell’armadio, quando scorsi una maniglia dorata, il suo luccichio risplendeva nel buio dell’armadio grazie a uno spiraglio di luce che filtrava dalle piccole fessure tra le ante.
Non avendo altre chance, provai a tirarla, non era chiusa, e si aprì davanti a me una enorme stanza illuminata da un lungo soffitto in oro e candelabri antichi, oggetti in minerali preziosissimi, e in fondo alla stanza un enorme ritratto dei miei genitori, cosparsi di ogni tipo di ricchezza.
Non riuscivo a capire: con tutte queste ricchezze avremmo potuto vivere di rendita per generazioni, invece di marcire in questo cupo appartamento, tuttavia la mia felicità durò per poco, dato che quella gente era già entrata in casa mia e stava perlustrando l’intero appartamento.
Cercai qualcosa di utile per fermarli, decisi di sbarrare la porta e fortunatamente trovai una Maserati d’oro, io non avevo la patente, quindi presi un lingotto dorato e lo misi sull’acceleratore, non feci nemmeno in tempo ad aprire la porta che la macchina si schiantò sull’entrata travolgendo due persone che stavano per entrare…
Allora decisi di trovare un’altra via d’uscita, esaminai attentamente la stanza… Non vi erano vie di uscita, c’erano solo documenti che parlavano di grandi somme di denaro spese in tecnologie segrete, dovevo muovermi perché non credevo che ci gli assalitori non si accorgessero che due dei loro colleghi erano caduti giù dall’edificio…
“Sì” gridai, quasi a squarciagola, avevo trovato un paracadute, tuttavia pensai che se mi fossi buttato da quell'altezza la gente armata mi avrebbe di sicuro visto e prima di toccare terra sarei diventato un colino, a quel punto mi venne un’idea, avrei lanciato un manichino costoso con il paracadute per distrarre le guardie, mentre io avrei usato le scale.

Tuttavia prima di lasciare la stanza trovai sul tavolo uno strano orologio, lo presi perché poteva sempre fare comodo, me lo strinsi al polso e uscì dall’appartamento. Lanciai dalla finestra il manichino che cominciò ad essere bersagliato, poveretto…Mi diressi verso le scale quando l’orologio cominciò a brillare di rosso, l'orologio si collegò stranamente al sistema di telecamere dell’edificio, “Oh no!” sussurrai, due guardie si erano fermate sul pianerottolo, io nel panico cercai qualcosa che mi potesse aiutare, notai sull’orologio uno strano tasto con scritto “Svenimento”, lo schiacciai e dal cinturino uscì a gran velocità una specie di ragno-robot che si lanciò sul collo di ognuna delle due guardie e con un impulso elettrico le fece svenire.

Corsi al piano terra e mi nascosi dietro ad una macchina, aspettai che tutti fossero andati per prendere uno di quei suv e scappare. Salii a bordo e misi in moto, schiacciai l'acceleratore e cominciai a fuggire, purtroppo gli assassini mi sentirono e cominciarono a inseguirmi, inoltre con loro arrivò un enorme camion corazzato e armato che cominciò a spararmi.
L’inseguimento proseguì in una superstrada a dieci corsie…
La mia auto era quasi distrutta e i vetri squarciati, cercai nell'orologio qualcosa per difendermi, sul display trovai un'opzione “Bomba”. Decisi di optare per essa e dal centro dell’orologio apparve una piccola sfera rossa. La afferrai con delicatezza e la scagliai sul camion che al minimo contatto esplose distruggendo tutta la strada e ogni cosa che gli era vicino, premetti sull’acceleratore e scappai dirigendomi verso una cittadina lì vicino, ero stanco e avevo qualche contante in tasca, quindi decisi che per quella notte avrei dormito in un hotel lì vicino.

Mi coricai nel letto e provai a prendere sonno, riflettendo su ciò che era accaduto. La mia camera era una piccola stanza al secondo piano e riuscivo a sentire tutto ciò che succedeva al piano di sotto, per fortuna perché quella gente era riuscita a ritrovarmi e stava minacciando di botte il proprietario dell’hotel, finché egli non gli disse la mia camera. Non feci nemmeno in tempo a scappare che le persone sfondarono la porta e mi catturarono, mi stordirono e mi risvegliai nel retro di un camion uguale a quello detonato il giorno prima in superstrada.

Ero ammanettato con delle manette molto strane che al minimo movimento del mio corpo mi davano una forte scossa elettromagnetica. Col mento cercai nell’orologio, che stranamente avevo ancora, una chance per la mia fuga, cliccai il tasto “Impulso anti-elettromagnetico” che mi liberò dalle manette laser. Uscii dalla porta che stupidamente avevano lasciato aperta (che scansafatiche) e cercai un’uscita, ma a quanto pare c’era qualche tipo di sensore o di allarme silenzioso perché cominciarono ad arrivare guardie a perlustrare l'intera stanza.
Mi rifugiai sotto un tavolo, e proprio prima che le guardie mi rapissero, scorsi una grata per i condotti di aerazione. Aspettai che le guardie si allontanassero per sgattaiolare al suo interno, attraverso la grata scorsi stranamente altre stanze, e capii che non ero sopra un camion ma sopra ad un treno!!!
Preso dal panico caddi da una griglia del condotto e finii proprio nell’area relax delle guardie. Ero circondato e feci solo in tempo a selezionare un tasto a caso dell’orologio che esse aprirono il fuoco su di me, chiusi gli occhi e incredibilmente li riaprii, era stato l’orologio!!!
Il tasto che avevo premuto aveva attivato una bolla di difesa che aveva riflesso i colpi nemici e ri-sparati verso il mittente.

Il mio obbiettivo era fermare il treno…
Corsi verso la motrice passando dal tetto, ero quasi arrivato quando una voce familiare mi fermò.
Sconosciuto: “Fermo”
Io: “ Tu… Tu sei dietro a tutto questo!”
Sconosciuto: “Sì…Io…Figliolo”
Io: “Perché!!! Padre!”
Padre: “Vedo che hai trovato il congegno di tua madre…”
Mio padre sguainò una spada che sembrava brillare di luce propria e mi disse: ”E' ora di finire quello che avevo iniziato… Dammi l’orologio e forse avrai una morte meno dolorosa!”
Io: “Mai!!! Fatti sotto!”
Cliccai sull’orologio “Spada Di Materia Programmabile”
Subito l’intero orologio si trasformò in particelle che attraverso impulsi nervosi potevano assumere qualsiasi forma, sguainammo le spade e gli scudi e cominciammo a combattere.
Io ero in netto svantaggio dato che non sapevo utilizzare la spada.
Finché non mi venne la geniale idea di trasformare la spada in un robot armato, non volevo ucciderlo, a differenza sua, quindi presi dal robot, che si distrusse, uno spara reti che intrappolò mio padre e che lo rese inoffensivo, dopodiché corsi alla cabina, stordii il capotreno e distrussi il pannello di controllo. Il treno deragliò e tramite l’orologio chiamai i soccorsi e consegnai alle autorità mio padre che ora vado a trovare ogni settimana in prigione.
Per questo testo ringraziamo la prof: G.S. e i nostri computer…

Testo di Michele e Denis
Immagine dal web

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