Gianni Rodari, ovvero l'arte di giocare con le parole
Il 23 ottobre 2020 si festeggerà un compleanno molto importante. Per l'esattezza festeggeremo un centenario! Servirebbe una torta davvero grande per infilare tutte le candeline! Ve la immaginate? Sì, perché 100 anni fa nasceva Gianni Rodari, scrittore, giornalista e insegnante.
Chi mi sa dire il titolo di qualche racconto di Rodari? La Freccia Azzurra! Esatto. E poi? C'era due volte il barone Lamberto. Giusto. I viaggi di Giovannino perdigiorno. La torta in cielo. Complimenti. Sono tutte risposte corrette!
Di racconti ce ne sono davvero tanti, e oltre a storie lunghe e corte, Rodari ha scritto moltissime filastrocche, che possiamo trovare in diverse raccolte, come Filastrocche in cielo e in terra, o Filastrocche per tutto l'anno.
Pensate che alcuni dei suoi testi sono stati scelti per diventare delle canzoni. Avete mai cantato “Ci vuole un fiore”? Di Rodari mi è sempre piaciuto il modo in cui riesce a legare l'aspetto creativo e giocoso dei suoi scritti, alla vita di ogni giorno.
Perché Rodari ci insegna che tutti noi, in qualsiasi momento possiamo essere creativi, prendendo spunto da quello che ci circonda. Ce lo dimostra molto bene, raccontando le avventure di personaggi fantastici, ambientate nella realtà quotidiana, o inventando rime, semplicemente osservando gli eventi naturali. “Le nuvole sono le tende del cielo. Chissà dov'è l'omino che le tira... Dev'essere un tipo distratto oppure un poco matto...” (“L'omino delle nuvole” da Filastrocche per tutto l'anno)
A Rodari piace giocare con le parole e soprattutto far divertire i suoi alunni, con i quali ha realizzato molte delle storie che conosciamo. Durante un'intervista in cui gli viene chiesto se preferisce le storie che finiscono bene o male, lui risponde che preferisce quelle che non finiscono, così chi legge le finisce come vuole. E aggiunge: “Preferisco quelle che finiscono con un punto interrogativo, così uno per rispondere deve inventarsi qualche cosa”. In questo modo Rodari lascia sempre aperta la porta alla fantasia e all'immaginazione.
Raccontando l'esempio del sasso nello stagno, ci spiega come una parola ne può far nascere altre. Se lancio un sasso nell'acqua, si formano dei cerchi che muovono l'acqua stessa. Così succede con le parole: se lanciamo una parola, questa ne genera altre, che provocano delle emozioni e delle sensazioni che a loro volta, danno vita ad altre parole.
E se nasce una parola sbagliata? Niente paura, Rodari gioca anche con l'errore. Sapete da dove arriva la parola “errore”? “Errore” deriva dalla stessa parola latina di “errare”, che vuol dire vagare, andare qua e là senza una direzione certa, deviare, sbagliare. Se l'errore è un modo per vagare qua e là, perché dovremmo avere timore o vergogna di sbagliare? Allora, ecco che Rodari sottolinea l'importanza dell'errore creativo: vagando qua e là e facendo più tentativi possiamo esplorare nuove strade, provare nuovi modi di fare e trovare originali soluzioni. Se il coniglio, diventa consiglio, potremmo imbatterci in un animale saltellante, molto saggio e sapiente. Se una lumaca diventa lunaca, beh, forse al posto del guscio simile a quello delle sue sorelle, potrebbe averne uno a forma di luna! E se un fatto diventa fato? In questo caso la risposta, o meglio, le risposte le lascio a voi...
Vi saluto anche stavolta con un gioco da fare. Scegliete una parola e trasformatela. Basta inserire o cambiare una consonante, come ho fatto io negli esempi qui sopra, o come ha fatto Rodari quando ne “Il libro degli errori” ha scritto del serpente bidone: “Vi pare il caso di lasciarlo vagare nella giungla misteriosa tra il cobra, il boa, la tigre sanguinosa e altra gente così? O mettetegli il coperchio, o ridategli presto la sua p e la sua t”
Elisa Vincenzi
La bellissima illustrazione è di Emmevu (MV Maselli)
Un numero speciale di Echino è dedicato a Gianni Rodari: Giardini di parole - Un binomio fantastico