Echino intervista Nonno Virgi

Nonno Virgi, mi racconti di quando eri giovane? Come si faceva ai tuoi tempi a trovare lavoro?

Certo Echino, devi sapere che negli anni a cavallo tra il 1940 e il 1950 si viveva di speranza. Tra il ‘42 e il ‘45 si correva il serio rischio di finire dritti in Paradiso perché la guerra, che doveva sempre finire, non finiva mai. Qualcuno era convinto di poter toccare il cielo con un dito in quegli anni, ma poi dovette ricredersi perché quella guerra la perdemmo.
Il lavoro, per i fortunati sopravvissuti non mancava, però bisognava adattarsi e con i capi, o padroni, la parola d’ordine era sempre: Signorsì!

Nonno, mi sa che non è cambiato molto da allora, che dici?

Temo che tu abbia ragione, e anche io, caro Echino, dopo la 5a elementare avevo queste alternative, potevo scegliere se fare il “bocia” di un impresario edile locale, o frequentare un corso per corrispondenza il cui attestato non era però legalmente riconosciuto, oppure, ancora, pensare di scendere a Domodossola, viaggiando con la corriera pubblica, per continuare gli studi. Essendo figlio di un calzolaio parrucchiere...

Ma nonno, vuoi dire che  riparare teste o scarpe è la stessa cosa?

No, Echino, non è lo stesso, ma il mio papà faceva entrambe i mestieri, però se continui a interrompermi non finisco più di raccontare...

Hai ragione nonno, ora sto zitto, mi tappo la bocca con la mano, guarda...

Dicevo che mi feci coraggio a chiedere a mio papà il permesso di scendere a Domodossola e frequentare il Galletti, una scuola di avviamento al lavoro, convinto che la sua risposta sarebbe stata negativa. Invece, con mia grande sorpresa, ricevetti il suo consenso, a patto che... imparassi anch’io a diventare un parrucchiere nella sua bottega.
A quei tempi la scuola media, o secondaria come si chiama oggi, non esisteva, c’era la scuola prima inferiore di quattro anni e la seconda superiore, sempre di quattro anni e si studiava anche il latino.
Io scelsi di provare a prendere il diploma da geometra come privatista. Superato benino il primo ostacolo della scuola di Domodossola, rimaneva il secondo da affrontare, a Novara, dove ci si poteva diplomare come geometra, ma quanta fatica e impegno, soprattutto per me che non potevo frequentare le lezioni. Era una croce studiare da privatista. L’esito dell’esame fu modesto, uscii con il sei in tutte le materie. Un anno fui pure rimandato, insieme a un altro mio compagno, lui nella materia di italiano, io in contabilità dei lavori e diritto.
Quando ottenni il diploma, dopo tanto sacrificio, per prima cosa, mi affrettai alle porte di Novara per spedire un telegramma a mio papà, gli scrissi: Sono geometra!
 

Nonno Chino

Chissà che soddisfazione, vero nonno?

Beh, sì, fu proprio una grandissima soddisfazione. Grande merito di questo risultato lo devo anche alla buon’anima della mia mamma.
A questo proposito ti voglio raccontare di quando un giorno dovetti andare a Novara per l’iscrizione agli esami. Allora però non c’erano mezzi di locomozione perché la linea Domodossola - Novara era interrotta e quella visita era molto urgente. La mia vecchina mamma (“ah, come Giuli...” nota di Echino!) non si scoraggiò per così poco: avevamo due biciclette in famiglia, le facemmo revisionare per il lungo viaggio e ci svegliammo alle tre della mattina per metterci in viaggio per Novara.

Urca! Ma quanto è distante Novara da Baceno?

Sono circa 125 km, ma la mia mamma non volle mai sapere quanti fossero, pensa che si unirono a noi anche un altro studente con suo padre.
Partenza: Baceno, Domodossola, Villadossola, Premosello, Ornavasso, Gravellona, Omegna, Orta, Gozzano ecc. Non c’erano superstrade o autostrade, c’era solo da pedalare e non perdere tempo.
Alle sei, sette di sera, incominciammo a vedere da lontano la cupola di S. Gaudenzio, che ci indicava di essere prossimi alla città.
Per la notte, io e la mamma fummo ospitati da una crocerossina benestante e generosa. Mangiammo, per cena, quasi solo i chilometri pedalati.

Chissà che fame avevi nonno!

Puoi ben dirlo Echino!!
Io trovai ancora la forza di passare dall’Ing. Cugiani che mi istruiva in costruzioni e topografia; mi diede dei consigli per l’esame di stato e intanto mi dettava alcuni problemi. I suoi calcoli fatti a mente erano precisissimi. Era una persona squisita e ultraottantenne.
Non lo vidi più, ebbi la fortuna di conoscere uno dei suoi figli anni dopo, pure lui ingegnere, mi disse che il suo papà era volato in cielo e questa cosa mi rese molto triste.
Vedi Echino, nella vita si incontrano sempre persone che ci lasciano un segno, un’impronta e ai quali dobbiamo riconoscenza.

Hai proprio ragione nonno! Io riconoscerò al mondo che tu sei stato un bravo nonno...

Eh, eh, Echino, mi fai sempre ridere! L’indomani mattina, io e mia mamma, riprendemmo le nostre biciclette, con un gran male alle gambe e ancora stanchi dal giorno prima e tornammo a casa, dove mia mamma riprese subito le faccende domestiche.
Dopo circa due mesi e precisamente il 18 ottobre 1947 con una carta bollata da 32 lire, l’istituto tecnico statale Mosotti di Novara mi diceva: Il signor Virgilio Saletta ha pagato le tasse prescritte dalla legge ed è dichiarato Geometra.

Evviva nonno, chissà che felicità! Hai fatto tante capriole?

Eh, no, Echino. Lì veniva il bello. Ho spedito il telegramma al mio papà, ma poi continuai a fare il parrucchiere ancora per un po’ e ricordo che qualcuno che voleva prendermi in giro mi diceva: Signor geometra, mi può tagliare i capelli? Grazie!