Autrice, direttore di collana per la Eli, Mariagrazia Bertarini, laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne, inizia a lavorare come traduttrice scientifica, poi fonda una scuola privata di inglese per bambini. Da parecchi anni si occupa di didattica e dal 1997 lavora nell’editoria scolastica. Suoi sono molti libri che i ragazzi e gli insegnanti sfogliano e studiano, dalla scuola dell’infanzia alla primaria, compresi i testi di narrativa. Echino ha avuto il piacere e l’onore di intervistarla per cercare di scoprire insieme a lei tutti i segreti di un buon libro.
Mariagrazia quanti libri ha scritto ad oggi, giusto per dare un’idea ai nostri lettori?
Ne ho scritti più di duecento e ciò che mi fa continuare è il fatto che ogni volta riesco ad appassionarmi all’argomento e a quello che scrivo. Forse le mie uniche qualità sono l’entusiasmo e la passione con cui affronto ogni libro. Mi infastidiscono le persone che mi chiedono del mio lavoro. Scrivere per me non è un lavoro, è quello che mi piace e che voglio fare, quello che colora di allegria ogni mia giornata. È la mia vita.
Quando si scrive un testo di didattica, a chi si deve pensare: ai ragazzi che lo utilizzeranno per studiare? Agli insegnanti che lo dovranno adottare? Ai genitori?
Sono chiaramente stata bambina, sono spesso insegnante e sono madre. Un libro di testo deve essere interessante e piacevole per i ragazzi, perché non si impara nulla senza piacere; utile e significativo per gli insegnanti che devono potersene appropriare e utilizzarlo come valido strumento nel loro lavoro in classe; moderno, tranquillizzante e interessante per i genitori il cui desiderio comune è sì quello che i propri figli crescano culturalmente, ma anche che lo facciano con entusiasmo, senza ansie e problemi. A tutto questo manca la bava di rospo e sembra una formula magica, ma in effetti le cose più importanti sono amore e buon senso.
Qual è il segreto di un buon libro?
Come ho detto amore e buon senso dal punto di vista personale, oltre chiaramente alla conoscenza della materia e non virtuosismo, professionalità e continuo aggiornamento da parte degli autori. Spesso mi tornano alla mente le parole del professor Giovanni Freddi all’ultimo esame che ho sostenuto con lui: “E adesso, cara signorina, è quasi laureata. Ma si ricordi che questo non serve a niente, perché l’importante non è aver studiato, ma continuare a studiare!” Ricordo che mi era preso un colpo, adesso devo ammettere che imparare sempre cose nuove è bellissimo e spero di riuscire a trasmettere questa emozione anche ai ragazzini per cui scrivo. Anzi, se alla fine sarò riuscita a trasmetterlo anche a uno solo, ne sarò davvero felice. La scorsa estate ho frequentato in Inghilterra un corso sulle mappe mentali tenuto da Tony Buzan in persona. Ho scelto di farlo perché la filosofia che sta alla base di tutto coincide con il mio modo di pensare e con in mio scopo di far scoprire ai ragazzi quanto sia facile e entusiasmante imparare e... beh, tornare sui banchi per una settimana e la consegna del diploma di Istruttrice Ufficiale, mi hanno fatto provare emozioni che non vivevo da anni.
E per la narrativa? Stesse regole?
Non so definire che cosa sia un buon libro a priori. Posso dire che un buon libro è ogni storia che avvince e coinvolge il lettore, ogni storia che per qualche ora non ti faccia sentire sola, ogni storia scritta per essere letta e non per far vedere quanto si è bravi o... colti.
Quali temi si trattano? Ai bambini si può raccontare qualsiasi cosa, o esistono argomenti tabù?
Non esistono temi tabù, esistono scrittori che sanno trattare o che preferiscono alcuni piuttosto che altri. Io sono per la leggerezza. Non per la superficialità... per la leggerezza e il mio obiettivo è quello di far pensare strappando un sorriso.
A che età si può diventare un autore per ragazzi?
Non credo esista un’età precisa, ma senz’altro quando si ha la maturità di sapere chi veramente si è. C’è una differenza tra lo scrivere per ragazzi e il fingere di essere un bambino. E i lettori la sentono.
E ora la domanda di rito a tutti i nostri intervistati: carta o web quale il futuro dell’editoria?
Guido, viaggio in aereo e vorrei che esistesse già il teletrasporto. Sono per la tecnologia e sinceramente, dal momento che non sono nel governo del mercato mondiale, la cosa in cui credo è il potere che ha la lettura di liberare il cuore e la mente. Poi su che cosa un bambino legga, ovvero se su una tavoletta di cera, sulla carta o su uno schermo, non importa. Anche perché, come dico sempre ai bambini, se tutti avessimo gli stessi gusti non avremmo nemmeno il piacere del confronto.
Se lei dovesse scegliere tra i due quale terrebbe e quale eliminerebbe?
Nessuno dei due. Spero che siano i ragazzi a scegliere e, so che è troppo, mi piacerebbe che lo facessero senza condizionamenti.
Grazie!!!
Grazie a te Echino!.