DINOSAURI CHE PASSIONE!
BUM BUM BUM
Eccoli che arrivano pensò Rot, il protoceratopo, dal fondo del suo nascondiglio.
Ogni giorno sentiva i loro passi prima delle voci: forti come rombi di tuono. E come sghignazzavano, poi! Pensando a come avrebbero raggiunto la nuova fonte di cibo prima di tutti gli altri.
Ahimè pensava Rot, io vorrei arrivare prima, riuscire almeno a fare uno spuntino, ma quei giganti mi fanno davvero paura!
I tre giganti cui si riferiva Rot erano: Doc, un diplodoco, Rat, un triceratopo e Gos, uno stegosauro.
- Ehi, Gos, non si è più visto in giro quella specie di ratto pustoloso? - chiese ridendo Rat.
- Oh, dopo l’ultima volta che ha cercato di sgraffignare i rametti della quercia e che tu gli hai fatto lo sgambetto e lo hai fatto rotolare giù dal dirupo, si sarà guardato bene dal farsi rivedere!
AH AH AH si sbellicava Gos.
- Vero, cosa mi hai fatto ricordare: è stato troppo divertente!
I due titani non immaginavano quanto vicina fosse la tana di Rot, e lui, intanto tremava ancora al ricordo di quando se li era trovati improvvisamente alle spalle e lo avevano calciato come fosse una stupida palla.
Ripensando a quel giorno, gli tornò in mente una scena che aveva dimenticato: mentre i due bulli si divertivano con lui, l’altro, quello che chiamavano Doc stava in disparte, non partecipava e non sembrava nemmeno divertirsi.
Chissà che tipo è e a cosa stava pensando, si domandò Rot.
- Mi piacerebbe tanto che si ripresentasse e che tu, Gos, lo mettessi a sedere sul ramo più alto dell’albero più alto!
- Cercherò di accontentarti, amico mio - rispose Gos ridendo e battendogli la zampona sul collo.
Intanto Doc aveva accelerato l’andatura e, a differenza di quanto avevano deciso in precedenza, cioè di salire su per il pendio che portava alla faggeta, svoltò e si diresse alla Valle del Sole.
Era il posto che preferiva: c’era una bella radura, un fiume di acqua fresca che scorreva cantando e tante belle piante tutt’intorno.
- Ehi, dove stai andando? Non ricordi più la strada? - gli urlarono insieme Gos e Rat.
Sul momento non rispose e Gos
- Sei diventato sordo? - gridò.
- No, non sono sordo. Mi hai chiesto dove sto andando? Be’, la risposta è molto semplice, vado dove non ci siete voi due.
Da dentro il suo rifugio, Rot ascoltava incuriosito lo scambio fra i tre che credeva essere amici.
Lui non faceva come loro, pensava, mah!
Intanto Doc si era sdraiato lungo disteso in un’ansa del fiume e cercava di acchiappare i pesci che arrivavano quasi di volata: non era facile, ma quando ci riusciva, faceva loro una boccaccia e poi li liberava.
Alla fine di quel tranquillo pomeriggio, si apprestava a tornarsene a casa, ma, fatti appena pochi passi, si ritrovò davanti Gos.
- Be’, non ti sei annoiato a startene qui tutto solo? - gli domandò.
- No davvero, c’erano tante cose da ammirare tutt’intorno. - rispose Doc.
- Meglio che stare con noi a divertirti come una volta? - lo rintuzzò Gos.
- Ma le cose non sono più come una volta.
- Che vuoi dire? - chiese Gos curioso.
- Voglio dire che una volta correvamo a perdifiato su per i sentieri, ci arrampicavamo sugli alberi più alti, ci lasciavamo dondolare al suono del vento e cantavamo a squarciagola canzoni stonate.
Gos lo ascoltò attentamente e poi gli chiese:
- E che cosa è cambiato da allora?
- Davvero mi chiedi che cosa è cambiato? Ti ricordi per caso che qualcuno di tutti i nostri vecchi giochi prevedesse di divertirsi facendo del male a qualcuno? - disse Doc con gli occhi annebbiati dal dispiacere.
- Cioè, tu non trovi divertente dare un po’ di fastidio a qualche nanerottolo piagnucoloso? - insistette Gos.
Doc lo fissò negli occhi, a lungo, poi si voltò e ritornò sui suoi passi.
Quello scambio di battute non era sfuggito al piccolo Rot.
Il giorno seguente, riconobbe il passo di Doc che si avvicinava. Sporse il muso fuori dal suo antro, appena appena per poterlo osservare.
Quella manovra non sfuggì allo sguardo attento di Doc che però pensò di non farglielo notare, in quel momento.
La mattina seguente, mentre camminava per raggiungere la Valle del Sole, Doc trovò lungo il sentiero delle bellissime foglie appena spuntate, verdi e tenere.
Immediatamente gli si presentò davanti agli occhi l’immagine di Rot e pensò di strapparne un po’ per portarle al piccolo.
Cercando di camminare con passo leggero, le lasciò davanti all’ingresso della caverna dalla quale aveva visto spuntare il musetto dell'animale.
Poi proseguì.
A Rot non era sfuggita la scena, ma comunque non riusciva a fidarsi del tutto. Perciò aspettò che il gigante fosse sparito alla vista, fece qualche passo avanti e si affacciò sull’uscio. Si guardò in giro con attenzione e poi afferrò i rami, li portò dentro e finalmente poté gustarseli con calma.
Gli venne voglia di ringraziare chi glieli aveva portati, ma non sapeva se quella manovra era sincera o potesse nascondere un tranello.
Ma Doc continuò a lasciargli dei doni ogni mattina, al suo passaggio.
Perciò trascorso qualche tempo, Rot decise di rischiare, pensò che se Doc avesse voluto fargli del male, avrebbe certamente trovato il modo già da tempo.
Così, il giorno dopo si fece trovare fuori dall’antro.
Doc lo individuò da lontano e sorrise, si avvicinò lentamente e - Ciao! - gli disse.
- Cciao - balbettò timidamente Rot – Gr gr grazie!
- Perché mi stai ringraziando?
- Prima di tutto perché mi hai portato un sacco di regali - gli rispose.
- E come fai a sapere che sono stato io - lo incalzò Doc.
- Be’, vedi, io stavo in un angolo nascosto della caverna. Tu non potevi vedermi, ma io vedevo te. Solo non sapevo se mi potevo fidare.
- Perché?
- P p p perché io ti ho visto insieme ai tuoi amici.
- Capisco - disse Doc con voce seria - e capisco anche che non ti potevi fidare, così, dopo quello che ti hanno fatto.
- Io io io invece non capisco una cosa - quasi sussurrò il piccolo.
- E cioè? - domandò Doc.
- Co co come facevano a essere tuoi amici?
Doc rimase in silenzio.
Dopo un po’ parlò.
- Vedi, piccolo, quando ci siamo conosciuti, tanto tempo fa, ci divertivamo tantissimo. Salivamo sulle cime più alte, cercavamo le foglie più gustose, ci appendevamo ai dirupi più alti. Era bello! Poi non ti so dire cosa è cambiato. Hanno iniziato prima con piccoli scherzi innocenti verso qualcuno, poi anche quelli non li divertivano più e hanno cominciato a fare quello che sai. Mi hanno lasciato senza parole. Non capivano perché io non mi divertissi con loro.
All’inizio ho pensato di aggredirli per difenderti, ma ho capito che non sarei stato diverso da loro, avrei usato violenza per tentare di fermare la violenza. Quando tornavo a casa, stavo zitto e immerso nei miei pensieri. L’unica soluzione che ho trovato e non so se sia quella giusta è stata di allontanarmi e starmene per i fatti miei.
Rot lo guardò con gli occhi brillanti e poi gli disse:
- Sei stato coraggioso!
- Tu pensi? - chiese Doc.
- Sì, lo penso. Lo penso davvero. Ci vuole un gran coraggio, secondo me, a decidere di restare da soli. Però, ora che ci penso, vorresti essere mio amico?
Doc scoppiò a ridere:
- Penso che mi farebbe piacere - rispose.
- Allora se domattina porti qualche ramo in più, potremmo fare colazione insieme. Che ne dici?
- Offerta accettata. Ci vediamo domani.
L’indomani Doc stava attraversando il sentiero, guardando qua e là alla ricerca delle foglie più succulente da portare a colazione dal suo nuovo amico, quando sentì nell’aria il profumo deciso della pioggia.
- Wow, temporale in arrivo! Speriamo di riuscire a raggiungere subito casa di Rot!
Non aveva nemmeno finito il suo pensiero che l’acqua cominciò a scrosciare come una cascata.
Il fango rendeva difficoltoso camminare, perché le zampone pesanti di Doc sprofondavano con facilità.
Ma lui non si fece intimorire e finalmente raggiunse la meta.
- Ehi, finalmente, pensavo avessi cambiato idea! - lo accolse Rot felice.
- Be’, non è stato facilissimo arrivare fin qui, ma come vedi ce l’ho fatta!
La colazione fu accompagnata dal rombo fortissimo dei tuoni che scuotevano persino la roccia delle pareti della caverna.
Poco a poco il rumore diminuì e anche la violenza dell’acqua.
- Andiamo a sederci sulla soglia? - chiese Rot.
Uscirono e si accomodarono su un masso di lato all’ingresso.
Alzarono gli occhi, guardarono il cielo e poi si guardarono.
Che meraviglia! Uno splendido arcobaleno teneva strette come in un abbraccio le cime delle montagne di fronte a loro.
- Dicono che l’arcobaleno sia un simbolo di pace - disse Doc.
- E forse anche di amicizia - concluse Rot sorridendo.
La pubblicazione di questo laboratorio è stata gentilmente concessa da maestra, Luisa Staffieri, alla redazione di Echino. I diritti restano dell'autrice.
PAROLE NUOVE
Sghignazzavano = vuol dire che ridevano sguaiatamente per prendere in giro
Ratto = vuol dire topo
Pustoloso = vuol dire che ha le pustole, cioè delle bolle grosse come delle vesciche
Sgraffignare = vuol dire rubare con molta furbizia Sbellicarsi = vuol dire ridere senza potersi fermare
Titani = erano dei personaggi mitologici giganti, perciò dire un titano significa un essere gigantesco
Faggeta = è un bosco di faggi
Radura = è uno spiazzo pianeggiante e coperto di erba all’interno di un bosco
Ansa = il fiume quando scorre di tanto in tanto fa delle curve che si chiamano anse
Antro = è una grotta o caverna oscura
Rintuzzò = vuol dire che gli chiese immediatamente qualcosa Tranello = vuol dire imbroglio
Succulente = vuol dire che sono ricche di succo, gustose Scrosciare = vuol dire che l’acqua cade facendo molto rumore
E adesso divertiti a disegnare i quattro amici o anche uno solo dei quattro. C'è anche un bel disegno da stampare e colorare, se ti va.
Pillole di storia
La scomparsa dei dinosauri
Come mai a un certo punto i dinosauri, questi giganti di un passato lontanissimo si sono estinti (cioè sono scomparsi completamente) dalla Terra?
Nel tempo, molti scienziati si sono fatti questa domanda e, siccome appunto è un tempo troppo lontano da noi, non possono trovare le prove sicure di questa sparizione.
Così hanno fatto delle ipotesi (cioè hanno immaginato) su quali potrebbero essere state le cause della loro estinzione.
Alcuni scienziati hanno immaginato che, sulla Terra, ci sia stata una glaciazione (glaciazione deriva dalla parola ghiaccio, indica quindi un gran freddo) che ha impedito la crescita della flora (la flora è l’insieme di tutte le piante che vivono e crescono in un certo ambiente) che nutriva i dinosauri erbivori (cioè che mangiano l’erba e le piante) e quindi questi sono morti.
I dinosauri carnivori (cioè che mangiano la carne) non trovando più il loro cibo, si sono estinti di conseguenza.
Altri scienziati, invece, hanno immaginato che
un meteorite (un meteorite è
un gigantesco pezzo di roccia che viaggia a gran velocità nello spazio) avrebbe colpito la Terra 65 milioni di anni fa. Questo scontro avrebbe provocato un'enorme esplosione che avrebbe rilasciato nell'aria una nube di polveri, talmente grande da oscurare tutta la Terra per parecchi mesi, o forse per parecchi anni. Con la mancanza della luce del sole, il clima sarebbe cambiato e avrebbe avuto inizio un lunghissimo inverno. Questo avrebbe dato inizio a una morte "a catena": le piante sarebbero morte per
la mancanza di luce, gli erbivori sarebbero morti per la mancanza di piante,
i carnivori sarebbero morti per la mancanza di erbivori.
https://youtu.be/pMT7O83ZcbM
Approfondimenti
I dinosauri che hai incontrato nel racconto sono quattro:
Gos è uno stegosauro. Il suo nome scientifico stegosaurus significa “lucertola tetto” o “lucertola coperta”.
Rat è un triceratopo. Il suo nome scientifico è triceratops che significa “faccia con tre corna”.
Doc è un diplodoco. Il suo nome scientifico è diplodocus che significa “doppia trave” probabilmente per la forma della sua coda che aveva appunto l’aspetto di una doppia trave.
Rot è un protoceratopo. Il suo nome scientifico è protoceratops che significa “prima faccia cornuta”.
Tutti e quattro erano dinosauri erbivori.